Il chiosco dei desideri - Martina Design

Il chiosco dei desideri

L’accoglienza non è una questione di fronzoli

I chioschi sono per definizione luoghi di consumazione veloce in cui non si richiede particolare ricercatezza né nell’arredo, né in generale nell’estetica. Il nuovo design nasceva dunque dall’esigenza da parte del committente di distinguersi e di dare all’avventore una nuova prospettiva: un locale easy e spontaneo, ma anche originale e intrigante, seppure nelle sue ridottissime dimensioni. Anzi, potremmo dire che proprio la scarsa disponibilità di spazio si poneva più come elemento da valorizzare che come limite strutturale.

L’obiettivo del progetto era duplice: da un lato amplificare la percezione spaziale per evitare l’effetto affollamento; dall’altro creare quell’intimità che si ritrova in taluni ambienti ristretti, integrando tra loro gli elementi e alternando il bianco e le tonalità chiare del legno per trasmettere serenità, familiarità.

Il chiosco diventa cosi un luogo di relax, consapevole del valore sociale della pausa anche quando deve durare poco.

In pochissimi metri quadrati organicità e linee minimal si fondono alla funzionalità. Il legno che riveste pavimento, pareti e banconi trova nel bianco del soffitto, delle luci e degli arredi il proprio ideale ed elegante compagno di stile.

La trasformazione passa quindi attraverso l’eliminazione del superfluo mettendo in luminosa evidenza i volumi pieni e puliti, come i due banconi, il tavolo lungo e la mensola per la consumazione rapida. La sensazione della purezza del bianco è amplificata dalla definizione delle loro forme e dalla loro contiguità sia con il soffitto in legno sbiancato sia con le luci a bulbo in candido vetro opalino. Un’organicità che va di pari passo con quella suggerita dalla pannellatura in legno chiaro, che dal pavimento si prolunga nella parete di fondo e risale la base dei banconi.

L’integrità e l’essenzialità di forme e colore non va però a scapito del calore. Il legno, sia nella sua espressione naturale che nella sua versione immacolata sul soffitto, accoglie e avvolge, mentre le superfici lisce che tracciano l’ambiente vanno a comporre un tessuto capace di catturare le ombre. Le luci, sia diffuse che concentrate lungo i profili, creano infatti il giusto e caldo contrappunto all’essenzialità generale. Brillante ed efficace, infine, il dialogo tra la cornice retroilluminata sul pannello in legno e la lavagna: due tele all’opposto, ma entrambe a disposizione dell’immaginazione di tutti.

La sera, il pannello retroilluminato con una finestra “aperta sull’immaginario” si prende i suoi spazi. La luce soffusa sublima il profilo bianco lungo il soffitto, proiettando ombre che marcano forme e volumi.

I chioschi sono per definizione luoghi di consumazione veloce in cui non si richiede particolare ricercatezza né nell’arredo, né in generale nell’estetica. Il nuovo design nasceva dunque dall’esigenza da parte del committente di distinguersi e di dare all’avventore una nuova prospettiva: un locale easy e spontaneo, ma anche originale e intrigante, seppure nelle sue ridottissime dimensioni. Anzi, potremmo dire che proprio la scarsa disponibilità di spazio si poneva più come elemento da valorizzare che come limite strutturale.

 

L’obiettivo del progetto era duplice: da un lato amplificare la percezione spaziale per evitare l’effetto affollamento; dall’altro creare quell’intimità che si ritrova in taluni ambienti ristretti, integrando tra loro gli elementi e alternando il bianco e le tonalità chiare del legno per trasmettere serenità, familiarità.

Il chiosco diventa cosi un luogo di relax, consapevole del valore sociale della pausa anche quando deve durare poco.

Un ambiente spontaneo ma allo stesso tempo ricercato, dove in pochissimi metri quadrati organicità e linee minimal si fondono alla funzionalità. Il legno che riveste pavimento, pareti e banconi trova nel bianco del soffitto, delle luci e degli arredi il proprio ideale ed elegante compagno di stile.

La trasformazione passa quindi attraverso l’eliminazione del superfluo mettendo in luminosa evidenza i volumi pieni e puliti, come i due banconi, il tavolo lungo e la mensola per la consumazione rapida. La sensazione della purezza del bianco è amplificata dalla definizione delle loro forme e dalla loro contiguità sia con il soffitto in legno sbiancato sia con le luci a bulbo in candido vetro opalino. Un’organicità che va di pari passo con quella suggerita dalla pannellatura in legno chiaro, che dal pavimento si prolunga nella parete di fondo e risale la base dei banconi.

L’integrità e l’essenzialità di forme e colore non va però a scapito del calore. Il legno, sia nella sua espressione naturale che nella sua versione immacolata sul soffitto, accoglie e avvolge, mentre le superfici lisce che tracciano l’ambiente vanno a comporre un tessuto capace di catturare le ombre. Le luci, sia diffuse che concentrate lungo i profili, creano infatti il giusto e caldo contrappunto all’essenzialità generale. Brillante ed efficace, infine, il dialogo tra la cornice retroilluminata sul pannello in legno e la lavagna: due tele all’opposto, ma entrambe a disposizione dell’immaginazione di tutti.

La sera, il pannello retroilluminato con una finestra “aperta sull’immaginario” si prende i suoi spazi. La luce soffusa sublima il profilo bianco lungo il soffitto, proiettando ombre che marcano forme e volumi.