La luce silenziosamente plasma e rivela spazi grandi e piccoli, oppure ne diventa impalpabile protagonista, soprattutto quando è naturale. E attraverso i varchi che le offriamo porta con sé sguardi sul mondo: visioni sulla dimensione esterna che diventano parte degli ambienti.

Lo spettacolo intorno a noi

L’attico di un edificio dei primi anni 2000 è il contesto perfetto per catturare tutta la luminosità della giornata. Sfruttando la presenza di ampie vetrate, il progetto di Martina Design aveva l’obiettivo di realizzare una zona giorno che fungesse da palcoscenico per godere di uno spettacolo dal vivo ogni giorno dell’anno. Ma quali sono i punti strategici su cui fa leva il concept?

L’abbattimento di alcune pareti interne e la valorizzazione delle vetrate hanno permesso di costruire uno spazio arioso e aperto al mondo.

1 – “Navigare a vista” sulla città

La luce naturale è l’ospite che tutti amano, l’unico che davvero vorremmo in casa ogni giorno. Ma occorre anche garantirle un ingresso degno della sua importanza. Non a caso, nel progetto, la lunga infilata di finestre basculanti, con vista a 360 gradi sulla collina saluzzese e sul Monviso, è punto centrale del design complessivo. Creando un’ampia e bianca trama geometrica che si stacca dall’azzurro del cielo e dalla città vista dall’alto, la vetrata di fatto annulla la separazione verso l’esterno dandoci quasi la sensazione del viaggio e della navigazione. La mente si apre e l’animo respira.

La doppia fila di finestre basculanti consente di sfruttare una luce naturale, calda e avvolgente ad ogni ora del giorno.
La sera, la visione sullo skyline cittadino si fa ancora più intrigante e lo spazio si trasforma in una terrazza panoramica by night.

2 – Ancora prospettiva

Come nella hall panoramica di una nave o di un grande hotel, lo sguardo oltre le finestre è catalizzante: lo spazio viene dunque ridisegnato lungo la linea prospettica della vetrata, a rafforzare la dimensione del palco/osservatorio. La suddivisione stessa tra zona giorno e zona notte rientra in questa visione, insieme al tavolo e alla cornice ricavata dai pilastri centrali. Tutto ci suggerisce così di godere di ciò che vediamo all’esterno, ma dall’interno.

3 – Vetro che apre e vetro che chiude

Se da un lato il vetro dilata gli orizzonti annullando ogni diaframma, dall’altro si oscura per dividere le zone giorno e notte. Lo stesso materiale, pur nella sua leggerezza, assume quindi funzioni antitetiche, definite all’opposto anche cromaticamente. Le pannellature in vetro scuro sono infatti il giusto contraltare delle finestre, in grado però di catturarne la luce e di rifletterla.

4 – Bianco, bianco, bianco

La suggestione del viaggio (della navigazione o del volo) e lo spettacolo del cielo a ogni ora del giorno fanno parte del sogno che il progetto vuole trasmettere. Per lo stesso motivo, pareti, telai delle vetrate, cucina, tavolo e divano parlano il linguaggio onirico del bianco: l’assenza cromatica tocca i giusti tasti dell’immaginario collettivo e per poco non ci sembra di camminare sopra le nuvole.

Il bianco dominante rafforza la potenza della luce e parla il linguaggio del sogno.

5 – Ragionare gli spazi per fare ordine

Ma la vita è fatta anche di concretezza, ordine e di quotidianità. Dopo la dimensione evocativa di cucina e living, arriva la zona notte a riportarci con i piedi per terra, concentrando l’attenzione sulla razionalizzazione della superficie utile. Due camere singole, una matrimoniale e due bagni sfruttano gli spazi in altezza attraverso armadiature continue, ante scorrevoli, pannellature in rovere e porte in vetro o mascherate. Nulla qui è lasciato al caso e ogni angolo è ragionato, senza fronzoli. Ma la zona notte si mostra anche perfettamente integrata in uno unico corpo abitativo, grazie al rimando evidente alle linee logiche e alla doppia bicromia del bianco/nero e del bianco/legno del living.

Vetro, luce, un ampio spazio aperto che ci proietta verso l’esterno e la cifra del bianco segnano i punti fermi di un design che rivela tutto il suo dirompente lato immaginifico. Un risultato che tuttavia resta fedele a un estremo razionalismo di linee, forme e volumi: perché il lato emozionale non diventi emotivo, e il sogno non ecceda nel lezioso e nello stucchevole.
Come sempre, l’eleganza prima di tutto.

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